lunedì 13 agosto 2012

Il giorno che verrà

Come sarà quel giorno, come sarò io quel giorno che verrà... e tu dove sarai... sarai lontano o lì, insieme al mio giorno che verrà?
A volte le domande attraversano la mente sostandoci per attimi che sembrano infiniti, ti fan vedere cose che immagini vere e che non saprai forse mai che in quel momento le stai vivendo... o subendo. E se lo sapessi... se sapessi come sarà quel giorno che verrà... cosa vorrei quel giorno?
Vorrei te vicino a me... e te... ed anche te... sì anche te vorrei vicino... vorrei insomma chi anche solo per una volta passandomi vicino mi ha sorriso... di un sorriso vero, sincero non con un sorriso cercato all'ultimo momento in quel cassetto con su scritto -sorrisi di circostanza- cercato in fretta e furia e magari anche sbagliato... per quel mio giorno che verrà.
No, non ti vorrei lì... a dire... poverina... quando solo fino all'altro ieri nemmeno mi vedevi o a malapena mi tolleravi mostrandomi un sorriso che usciva dallo stesso cassetto che hai aperto adesso.
 
No... non ti vorrei falsamente dispiaciuto in quel mio giorno che verrà, con il vuoto dei pensieri e delle emozioni dentro gli occhi, con quell'espressione che riconosco ed ho visto tante volte su tanti volti... che ho allontanato... o comunque ci ho provato a farlo... perché nulla potevo e volevo dare in sentimenti a chi fingeva e nulla aveva da darne a me.
Vorrei vedere dei sorrisi... pochi perché poche saranno le persone che vorrei... vere, sincere, che hanno saputo darmi un'emozione da riempirmi il cuore fino a salire su... su fino all'angolo dell'occhio e poi giù... giù fino a far venire quel magone che strozza la gola... poche... ma tantissime rispetto alle altre che ho conosciuto che nascosti nei pensieri avevano dei cassetti enormi e pieni di -sorrisi di circostanza-.
Ecco... te, te e te ed anche te... voi sapete chi siete come lo so io... ecco, siete voi quelli che non vorrò vicino a me in quel giorno che verrà e se davvero non  vi vedrò... quello sarà il giorno più bello... perché potrò lasciare un grande... enorme sorriso pieno d'affetto solo a chi mi sarà vicino ben sapendo che anche se non sarà stampato sul mio viso... loro lo vedranno sapranno accoglierlo e non andrà sprecato... come i tanti che nel tempo ho dato a voi... almeno in quel mio giorno che verrà... mi regalerete un vero sorriso?... quello di ignorarmi? 

giovedì 2 agosto 2012

Nostalgia di Casa

Ho nostalgia... nostalgia  di casa, del profumo delle pinete, del timo, dell'origano, del profumo dei boschi che in questa stagione si sente forte, del fresco lungo il fiume Frigido dove i ragazzi... e non solo... fanno il bagno nelle fredde acque.
Ci ho fatto un giro un attimo fa, sono partita da Massa, da Santa Lucia, e lungo la via Bassa Tambura ho percorso i sette chilometri che portano a Forno il paesino dove sono nata arrampicato sulle Apuane in una piccola vallata, quasi una spaccatura tra i monti. Oggi vi abitano circa 800 Fornesi ma ha provato a raggiungere quota 2.000 abitanti.


Grazie a Google per qualche tempo ho rivisto come dalla sella della moto il panorama che ricordo e conosco, ho sentito i sapori e gli odori e mi è venuto il magone. Che voglia di andarci, di starci qualche giorno camminando in mezzo ai boschi su per i monti.
Lungo la strada ho trovato due persone che riempivano le bottiglie d'acqua alla fonte, acqua di sorgente che arriva chissà da dove e che è lì alla portata del viandante dal tempo dei tempi.
La strada si snoda con il Frigido sulla sinistra fino a Canevara poi mi accompagna là in fondo a destra su su fino al bivio per le Guadine, ci vado faccio un giro... peccato, dalle immagini le grandi pozze preparate a puntino in tarda primavera non si vedono, è lì che arrivano anche i turisti a fare il bagno nel pomeriggio assolato dopo la mattina al mare, bagni e tuffi dalla montagna, dai grandi massi marmiferi portati verso valle dalle irruente piene negli anni lontani.

Torno sulla strada maestra e vado su, curva dopo curva ritrovo i riferimenti di sempre, la chiesa di Sant'Anna col la "mano del diavolo" una macchia scura che mia nonna raccontava essere appunto l'impronta della mano del diavolo... chissà poi perché si era appoggiato lì... non ricordo che ce lo abbia mai detto, ci faceva affrettare il passo e da lì diceva... era meglio non passare di sera.
La lapide di marmo che ricorda l'eccidio di 68 persone. No, non è la Sant'Anna di cui anche i libri parlano, ma quel 13 giugno 1944 a Forno anche mia mamma all'ora undicenne rimase in fila tutto il giorno con il resto del paeses ulla via del cimitero in attesa del fatidico... puntate... fuoco che per fortuna loro non arrivò ma 68 di quelle persone furono portate più a valle ed arrivati alla chiesa di Sant'Anna furono trucidate forse perché giunsero notizie dell'arrivo di truppe alleate ed essendo quella l'unica via di fuga i tedeschi, i fascisti non avrebbero avuto scampo.
Brutti ricordi questi anche per me che li ho solo sentiti raccontare.

Ecco il cartello, Forno, e via su su fino alla fine della strada, alla cava di marmo.
Mi fermo mi guardo intorno e... ci lascio il cuore... chiudo Google e cerco di cacciar giù il magone.