L'autoscontro, il tiro ai barattoli, il calcinculo (la giostra con i
seggiolini appesi alle catene), le gabbie, provai anche a vincere
qualche cosa piantando chiodi con un grosso martello, la ruota
panoramica, l'otto volante, la casa degli specchi una
sorta di labirinto dove si entrava da soli ritrovandosi poi
con tante altre persone che vagano tra quegli specchi ridendo di
gusto e dal quale non mi fu tanto facile uscire... ricordo che mi
aiutò il giovane giostraio. Tutti giochi belli divertenti e grandi risate all'aria aperta.
Rimaneva solo “la casa
degli orrori”
Che facciamo? Entriamo?
La maggiorenne disse di no perché là
dentro si sarebbe spettinata, insistetti per poterci andare io... in
fin dei conti dove potevo andare se entrata ed uscita erano
obbligate, bastava che mi aspettasse alla fine del giro.
Acconsentì e così mano nella mano entrai con lui.
Il percorso era accidentato, si
camminava su superfici morbide che si muovevano, oggetti che
facevano il solletico alle gambe, luci che debolmente si accendevano
illuminando scheletri ed assassini insanguinati, sbuffi d'aria che ti
alitavano sul viso, fili che al contatto della pelle sembravano
ragnatele, pozze d'acqua che non c'erano.
Ammetto, avevo paura e stringevo la sua
mano senza mai mollarla, quanti urli... volevo uscire ma non era
possibile... avrei dovuto arrivare fino in fondo a quel tunnel che
non finiva mai.
Ad un certo punto qualcosa mi toccò,
qualcosa di morbido, caldo, cercai di togliermelo di dosso... erano
mani... mani vere che frugavano il mio corpo, urlavo tenendo per mano
il mio ragazzo che inizialmente rideva della mia paura e non capiva, era molto buio, aumentammo l'andatura
ma il pavimento era instabile e caddi diverse volte, mi aiutò a
rialzarmi ma quelle mani le avevo sempre addosso... ovunque.
Divincolandomi lasciai la sua mano e
dopo un tempo interminabile finalmente fui fuori lasciandolo
indietro.
Arrivò subito dietro a me e mi disse
che anche lui aveva “sentito” qualcosa ma mentre scappavo si
accese qualche luce e non c'era nessuno.
Non potevo essermi sbagliata, quelle
mani più volte allontanate erano vere, non erano effetti “speciali”.
Inutile dire che non sono mai più
entrata in una casa dell'orrore, se non quelle dove si stava seduti
su carrelli.
Vi dirò... un dubbio mi passò per la
testa... poteva essere stato il mio ragazzo?
Ma se una mano teneva la mia, nella
fase più convulsa l'altra era intorno alle mie spalle... quante mani
aveva sto' ragazzo e che non ho mai visto nei tanti anni seguenti?
Perché parlo di questa storia? Perché
i fatti di Colonia me l'hanno ricordata.
Una grande differenza, nemmeno
paragonabile lo so... lì non era un tunnel buio, lì erano
all'aperto... sicuramente in compagnia di amiche, amici e gente
conosciuta ma anche sconosciuta... che non ha fatto nulla?
Le cronache dei giornali non ne parlano
ma... possibile che erano tutte donne da sole a festeggiare il
capodanno? Possibile che nessuno tra amiche, amici e tutti gli
altri che non fossero i molestatori sia intervenuto?
Che rabbia l'informazione a “un pezzo
e un boccone”...