mercoledì 18 gennaio 2012

Cosa cambia?

Senza tempo né pensiero... ecco cosa vorresti essere.
Figlia di un tempo che ha prodotto molto ma quel molto lo ha restituito come spazzatura, ingombrante e maleodorante.
C'era un tempo dove ti entusiasmavi per un non nulla... guarda che belloooo... oggi non ricordi quando lo hai detto l'ultima volta, non ricordi quando hai riso a crepapelle per una battuta o per un fatto che ti è accaduto lasciandoti stremata e più leggera dentro. Cos'è cambiato.
Sei cambiata tu mia cara, è cambiato il mondo. Tutti corrono, quasi senza sapere dove e perché, rincorriamo sogni di altri, fatti nostri solo per non essere soli, per non sentirsi diversi  nell'illusione che ciò ci appagherà... che importa se costruiremo su sabbia pareti di una scatola che crolleranno miseramente solo perché chi se n'è stancato le farà crollare... e noi con loro.
Dove sono i sogni, quei sogni che davano speranza e voglia di andare avanti perché avanti vedevamo un futuro che oggi non c'è... che oggi non riusciamo più a vedere.
Non mi piace questo mondo dove l'io sta davanti a tutto e tutti, dove anche su una scala mobile c'è chi corre per arrivare prima calpestando diritti e doveri morale ed onestà rispetto e amore... dignità... ma per arrivare dove, per raggiungere cosa se poi sarai solo perché in quel momento chi ti circonderà sarà come te e conoscerà solo il suo io?
Ma davvero ne vale la pena?

martedì 17 gennaio 2012

Il bivio


Il tempo passa e molti ricordi sfumano, non è che spariscono sono sempre lì... pronti a tornare, vividi come se quelle immagini le avessi vissute poco prima e poi... poi capita che una mattina, una di quelle noiose con la nebbia fitta fuori dalla finestra e con la testa completamente piena di vuoto ti ritrovi davanti il tuo passato così... per caso e dalle pagine di google.
Arrivasti a vivere nel cremonese parecchi anni fa, uno dei tanti bivi che la vita ci propone ti aveva portata là, in quel paesino di duemila anime dove tutti si conoscevano e dove alla tua prima uscita per comprare il pane il giornale e guardarti un po' intorno per familiarizzare con l'ambiente, incontrasti persone che ti salutavano come se ti conoscessero da tempo, con cordialità ti davano il benvenuto. Eri spiazzata quasi intimorita, non abituata a quella sorta di "invasione" pacifica della tua riservatezza, ricambiasti educatamente i saluti e tornasti al sicuro nella tua casetta. 
Arrivavi da una realtà dove a malapena si conoscevano i vicini di casa dove il buon giorno era un "giorno!" detto a mezza voce e di sfuggita... e, diciamo la verità, per il tuo modo d'essere orso andava anche bene così; realtà dove anche a distanza di una vita eri comunque sempre "una non di lì". Ma in questo paesino era diverso, in questo paesino ti avevano accolta senza conoscerti senza voler sapere prima chi o cosa eri, abitavi lì e questo bastava... forse nel tempo avrebbero voluto saperne di più di te o forse no, ma in quel momento eri tu, eri ciò che in quel momento vedevano e basta.
La padrona di casa che abitava nella grande casa all'inizio del cortile, ti suonava il campanello se al mattino vedeva le tapparelle ancora chiuse dopo una certa ora... "Si sente poco bene? Le serve aiuto?" oppure ti chiamava per darti pomodori insalata e cetrioli o l'occorrente per un bel minestrone appena raccolti nell'orto là davanti .
Tuo marito lavorava a Milano ed usciva presto al mattino tornando solo ad orario di cena. Inizialmente usò la corriera... ti fece effetto risentire quel nome... la corriera... e chi usava più quel termine là da dove venivi... là si chiamava pullman o al massimo "il bus"... Ti piaceva davvero quel paesino che in qualche modo ti ricordava la tua infanzia.
Solo che il tempo del paesino e di quella casetta tanto piccola fuori e grande e spaziosa dentro è passato, lontano nel tempo... ed un altro bivio ti portò a Soncino. 

Ma allora perché ne parli?
Perché questa mattina un ricordo del paesino e della casa è tornato vivido alla mente e davanti agli occhi... la vecchia casetta nel paesino era lì, sulla pagina di una mappa stradale... ma come caspita ci sei arrivata...
la curiosità, sì la curiosità di vedere se la casa, il cortile, l'orto c'erano ancora. L'ultima volta che ci sono passata davanti qualche anno fa era tutto all'abbandono lasciato alle erbacce. In quella immagine sul mio monitor il resto della "casa" è ancora abbandonato, almeno così sembra, ma la casetta su due piani, quella che è stata casa mia no, quella è lì... forse in fase di ristrutturazione... ma come fai a dirlo... lo dico perché io lì ci ho abitato sei anni e posso dirti che la presa d'aria sotto la finestra della cucina non c'era, che l'intonaco era dello stesso colore del resto e che già a quel tempo era tenuto maluccio, che la ringhiera del balcone non è più quella e poi... ohhhhh...
cosa hai visto? quella cosa lì... quella attaccata al muro tra le due finestre... quella lì... sì proprio quella lì... l'ho fatta io con mio marito... era la nostra cassetta della posta che serviva anche per metterci su il filone pane, fatta di legno a misura proprio per il pane che mi facevo portare, un bel filone di pane fresco come quello che da bambina mangiavo a "casa"... a Massa, dove si mangiava il pane più buono del mondo e dove la cioccolata spalmata su quel pane era più buona che dalle altre parti.
Mi sono emozionata sai? Emozionata... e perché? Perché quel paesino ha lasciato molto nel mio cuore e scoprire che qualcuno, dopo tanti anni, ha voluto che quella cassetta di legno senza valore per molti altri rimanesse là al suo posto... non l'ha buttata via... mi fa piacere e dà emozione perché è come se avessi scoperto di aver lasciato a quella casa qualcosa in cambio di sei anni piacevoli e che rivivrei... una cassetta di legno per la posta ed il pane o per tre piccoli vasetti di fiori che auguro porti ai nuovi abitanti anni sereni come lo sono stati i nostri. Quante volte avrei desiderato che un bivio ci riportasse là... ed oggi che in qualche modo ho scoperto che una piccola (ed apprezzata) parte creativa di noi è ancora là... mi sono emozionata.